Monday, May 26, 2014

riflessioni di un fotografo in trasferta

E bello rendersi conto del quanto poco ci sia da dire quando si è davanti a… non cosa… non qualcuno… meglio il neutro: soggetto. Animato o inanimato che sia, aspetta di essere osservato. C’è una grande invisibilità nel guardare, rispondiamo quasi sempre agli stessi stimoli, ognuno il proprio codice che talvolta si fa lingua comune. La prima delle poche passeggiate che avremo tempo di fare assieme è stata su lunghe scalinate per niente impervie, sotto gli occhi perplessi di giovani con maglietta rossa, qualche turista o anziano affannato sui gradini che per qualche secondo ha potuto respirare, nell’attesa dei nostri lunghi minuti di esposizione. Esposizione come esposto. Esposito era dato come nome ai bimbi che venivano lasciati nella ruota di legno delle chiese di Napoli, meridione da cui provengo per genitori. Una di queste ruote chissà per quanto ha funzionato a San Nicolò a Modica. Sta ancora li, la ruota, dietro un portello giallo-verde ormai impolverata. 
Quanti ragazzi arrivano dal mare in questi giorni in una sorta di nuova e allo stesso tempo diversa esposizione? Mediatica? Vengono lasciati sulle acque da genitori apprensivi come altri nella speranza… e con senso di impotenza. Una ruota di giovani futuri Esposito dal nome di sicuro più esotico. Gli arabi, a Roma, si fanno chiamare tutti Mimmo. 
Grazie per la vostra gentilezza e passione, amici del PHOCA e ACCADEMIA TEATRALE CLEARANCE. 
Domani Pozzallo, nome che in questi giorni evoca ben altro che belle spiagge.

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