Thursday, June 5, 2014

Sono stati dei giorni importanti.

Nel mio caso, questa esperienza ha finalmente sbloccato il temuto click (o meglio lo “strap” del nastro adesivo nero!) che si era inceppato ultimamente un po’ per la “bulimia di immagini” cui sono obbligata per lavoro, un po’ per la mia insicurezza e per gli standard elevati che mi impongo.

Per il collettivo credo che sia stata un’occasione unica perché “produrre” qualcosa assieme ci mancava e aver colmato questa carenza ci ha migliorati. Non perdiamo l'allenamento!
Una tecnica che in solitudine è difficile fare perché ha bisogno di sostegni, consigli per l'inquadratura alla cieca, timer, conteggi vari per i tempi di esposizione, sviluppi e contro sviluppi (notare che terminologia specifica... siamo sicuri che sono io quella precisa?), lavaggi e asciugature ci ha permesso di fare squadra.

Un altro motivo di arricchimento è stata l’umanità di Serafino che, con la sua ironia e leggerezza, ci ha fatto riflettere anche su tematiche e argomenti tutt'altro che leggeri.

Uno degli insegnamenti che porterò sempre con me non riguarda strettamente la fotografia ma è applicabile a qualsiasi aspetto e momento della vita quotidiana: dare attenzione agli altri senza secondi fini, perché non costa niente e quello che può tornarti indietro è notevole. In un mondo così veloce, oltre a tecniche lente come il pinhole, rischiamo di perdere anche momenti importanti.

É stata una settimana intensa e stancante in cui, forse, abbiamo approfittato un po' troppo di Serafino anzi, ci siamo STRA fatti di Serafino :D

Serafino ormai hai creato dipendenza... devi tornare, siamo già in astinenza!

(Irene)


piccole riflessioni ulteriori

Se si vuole sopravvivere alla banalità dell' evidenta... rendiamola astratta!

:-D


scicli con mario







vilaggio pescatori






pozzallo spiaggia






Wednesday, June 4, 2014

Quale è l’esatta distanza fra due ponti che corrono paralleli?


Quale è l’esatta distanza fra due ponti che corrono paralleli.
Prima lezione del mio corso in video–art. Di per se una non materia…
Quel pomeriggio ho perso il 4 studenti su 14 in tre ore… sicuramente perplessi per l’esercizio proposto.
Vicino alla JCU studio-art, a lungotevere ci sono tre ponti: uno va verso un tunnel e porta verso il Vaticano, un altro va verso Via della Conciliazione, San Pietro, per intenderci, e un terzo va verso Castel Sant’Angelo. Per il nostro primo incontro ho proposto ai ragazzi di andare sul primo dei tre. Un ponte non troppo “camminato” pieno di traffico stradale e non quello che va diretto a San Pietro o il terzo solo pedonale, pieno di ambulanti e turisti che sciamano verso o da Castel Sant’Angelo.
Inventarsi qualcosa di stravagante non necessariamente utile o intelligente non è sempre facile, questa volta ho deciso che si poteva partire dal concetto di… “contatto”… Ho sempre in laboratorio un pacco di guanti monouso, lo prendo, portiamo con noi la scatola. Questo tipo di guati sono guanti ormai molto usati, si usano perfino nei ristoranti, oltre che ovviamente, da soccorritori di qualsiasi tipo, un fragile preserva.... Pure quelli che sbarcano dalle vostre parti vengono toccati da gente con guanti bianchi d lattice. (E’ il primo contributo on-line che poi una ragazza americana ha pensato di trovare successivamente)
Insomma, si decide che ogni studente indosserà un paio di guanti e fermerà eventuali passanti chiedendo gentilmente di stringergli la mano. Idea piuttosto stupida e anche imbarazzante per ventenni abituati a molto altro, ma non in grado di dire una parola in italiano. (Sebbene su quei ponti l’italiano sia lingua rara)
Tutto bene, le persone reagiscono con un sorriso. Persone indaffarate o turisti rilassati, qualche seminarista con lo stomaco pieno. A friendly touch! Tutto tranquillo e perfettamente rilassante.
Torniamo in classe e vediamo il materiale. Niente di particolarmente buono o meritevole… ma insieme concordiamo che se fossimo andati a due ponti di distanza, a trecento metri da dove eravamo, sarebbe stato molto più difficile/delicato/complesso/ offrire la mano con i guanti bianchi a tutti gli immigrati clandestini, (che cercano di guadagnare, bene organizzati - a vendere cianfrusaglie per turisti - tipo racket direi), pronti a fuggire ad ogni macchina dei carabinieri. Il banale e pacifico stringere la mano di passanti sarebbe immediatamente diventata una provocazione a sfondo razziale… e questo a solo due ponti di distanza. Ovviamente nessuno di noi ha pensato di ripetere l’esperienza.
Seguiranno immagini
Perché questo… per dirvi che non è stato semplice per me fare fotografie a Pozzallo senza non considerare “la cosa”, ma bisogna sapere sempre, che anche a 300 metri dall’epicentro della nuova frontiera, la vita non è di qualità minore.
Grazie a voi, quindi, per la vostra leggerezza e sensibilità.

Sunday, June 1, 2014

Riflessioni su un workshop unico ed irripetibile...

Da brava insegnante (ed assistente sociale mancata!) mi trovo a riflettere sugli aspetti sociali di questa straordinaria esperienza appena conclusa.
In questi in giorni intensi ho avuto modo di apprezzare il lato ludico e aggregante di "fare foto".
Uscire tutti insieme... cercare il soggetto giusto, calcolare i tempi di esposizione
, cronometrare insieme i minuti...ha tutto un sapore diverso.
Amo la fotografia anche per questo. Per il valore socializzante di avere una passione in comune e un  unico obiettivo: fare una bella foto.
Inoltre questo workshop mi ha permesso di dare al Tempo un valore fondamentale...quello che abbiamo perso strada facendo, nei nostri frenetici giorni.
Il processo di preparazione della scatola, la pazienza necessaria a fare un foro "perfetto", l'inserimento della carta nella buia intimità della camera oscura...e poi la ricerca del soggetto..e lo "scatto".
Infine lo sviluppo e la stampa...provando e riprovando..fino ad ottenere la tanto desiderata fotografia: fermo immagine di un momento unico ed irripetibile, come questo workshop con Serafino.
Grazie a tutti.
Gloria

Saturday, May 31, 2014

Ultima uscita: amicizia, fotografia, sabbia e vento

L'ultima uscita ha avuto un sapore speciale: l'essere tutti un po' più affiatati dopo un percorso breve ma intenso, il sapore della "ultima cena" e la ricerca di quei soggetti da fotografare, magari già visti i giorni passati ma non colti per qualche motivo.
Una giornata ventosa trascorsa sulla costa e sulle nostre spiagge sabbiose. Alla fine c'era sabbia dappertutto: occhi, capelli, orecchie, tasche, lenti, sensori... Forse l'unica che si è salvata è stata la mia scatola pinhole: l'unico foro presente era troppo piccolo anche per un granello di sabbia!
(mario)












di pance e scarpe

Molta letteratura sostiene che durante la gestazione di un essere umano si ripercorra grossomodo l'evoluzione della specie. Una sorta di riassunto delle precedenti puntate...
Ecco, in questi giorni noi siamo entrati nella pancia di mamma Arte per vedere come si sia evoluta sua figlia Fotografia. Prima la stampa a contatto di oggetti, poi la scatola come camera oscura, lo sviluppo e la stampa dei negativi, dei positivi diretti, lo sviluppo delle pellicole 6x6 e 35mm e la loro stampa e correzione per finire in una mostra che speriamo apprezzerete. Le intruse riflessioni ribaltate.

Questa è la tecnica.

C'è però anche della sostanza. La fotografia che è stata prodotta in questi giorni è cultura​. Abbiamo viaggiato strade, camminato tanto, sporcato panni, sudato magliette, studiato le scene, il paesaggio, incontrato gente, messo sul tavolo le nostre vite, ascoltato altre ​storie. Abbiamo vissuto. Non sappiamo evitare di vivere.

Vi aspettiamo sabato 31 maggio dalle ore 19 presso la sede dell'Accademia Teatrale Clarence, ex chiesa di S. Nicolò ed Erasmo.
(Andrea)
(foto Giorgia Migliore)

Tentativi di pinhole su reflex digitale...

... so lo, è un esperimento strano: perché usare un buco al posto di una qualunque lente per fare foto con un corpo macchina costato centinaia di euro!? Non ho altre risposte se non... perché è possibile e perché la curiosità fa parte del mio vivere.

I primi tentativi sono stati un po' deludenti: la definizione e nitidezza erano sotto le prime modeste aspettative.

Il primo scatto è stato pure coadiuvato da un folletto calabrese che irrompeva sul mio "set stenopeico"...

Durante la prima uscita mattutina con Serafino l'ho pure provato in esterno... finché la mia cardflash non ha deciso di lasciarmi per strada... :(













L'indomani ho deciso di rifare il foro sul coperchio del corpo-reflex: più piccolo!

(prima)


(dopo)

In effetti la differenza c'è e si vede: per mancanza di tempo non ho fatto altre prove ma ci tornerò presto! 
(mario)

La prima uscita insieme

E' stato bello andare insieme in giro per il quartiere alla ricerca di qualcosa da immortalare con le scatole stenopeiche appena "caricate" nella nostra "camera oscura" con tanta paura per qualunque raggio di luce potesse mettere a repentaglio il risultato finale!
(mario)